A.C. 1416-A
Grazie, Presidente. Signora sottosegretaria, la prima cosa che mi viene in mente rispetto a questo provvedimento è che, invece di chiamarlo decreto Sud e decreto Immigrazione, potevamo chiamarlo provvedimento delle marginalità, quantomeno per come alcuni temi vengono percepiti da questo Governo. Sud, aree interne, migrazione: sono 3 marginalità che concettualmente noi ritroviamo in questo testo. Ovviamente, non toccherò - lo dico in premessa - la questione delle ZES perché sicuramente verrà ampiamente e in maniera approfondita affrontata dal mio collega De Luca e quindi mi concentrerò, sostanzialmente, su tre punti specifici: aree interne, la vicenda delle isole Lampedusa e Linosa e la questione immigrazione.
Per quanto riguarda le aree interne, la centralizzazione, che poi si espleta concretamente nelle ZES, poteva lasciare intravedere concettualmente l'idea - in questo non concordo con la collega del MoVimento 5 Stelle che mi ha preceduto - l'ipotesi del ripristino della Cassa per il Mezzogiorno. Io ne sono arciconvinto perché, se noi andiamo a rianalizzare quel pezzo di storia, soprattutto nel suo primo trentennio o, quanto meno, prima che nascessero le regioni e quindi le agenzie territoriali che ne hanno poi di fatto svuotato ruolo, contenuto e funzione, la Cassa per il Mezzogiorno ha dimostrato - ci sono i dati empirici che ce lo confermano - come sia stata il luogo o la cabina di regia in grado di colmare i gap territoriali, l'infrastrutturazione del Mezzogiorno ma, soprattutto, gli interventi decisivi nelle aree interne del Mezzogiorno. Ci sono realtà provinciali del Mezzogiorno che ancora negli anni Sessanta, quando i giornali raccontavano del miracolo economico e quando questo Paese si raccontava al mondo con una dinamica diversa, vivevano le prime forme di modernità - l'acqua in casa, l'elettrificazione delle case, delle campagne e delle contrade del Mezzogiorno - esattamente grazie alla Cassa per il Mezzogiorno. Noi questa storia la dobbiamo tener presente perché noi siamo un Paese che, su molte cose, soprattutto quando si tratta di questioni meridionali, è come se non avesse memoria. È come se tutti i misfatti di gestione e di utilizzo di risorse pubbliche - spese bene o spese male, in questo caso sperperate - siano avvenuti sempre e comunque nel Mezzogiorno e, guarda caso, proprio in quel Mezzogiorno che due secoli di storiografia ci hanno dimostrato non avere le strutture industriali. Allora, se non aveva le strutture industriali, se aveva poca imprenditoria, questi imprenditori, o prenditori, da dove arrivavano? Perché noi queste cose dobbiamo anche iniziare a dircele, prima o poi.
Passiamo alle aree interne e alla strategia per le aree interne. Nel 2017, alla fine di un percorso già iniziato prima, si erano individuati, se li volete chiamare con un linguaggio d'uso comune, 72 cosiddetti progetti pilota in giro per il Paese. Con questo provvedimento sono arrivati a 124, interessando 1.904 comuni e grosso modo poco meno di 4 milioni e mezzo di abitanti. Va bene. Il problema dove sta? Se andiamo a rivedere le risorse allocate in passato e le risorse allocate anche in questo momento, con questo provvedimento noi ci ritroviamo, se andiamo a vedere gli ambiti territoriali, grosso modo con un finanziamento che si aggira intorno al milione, milione e mezzo per comune che fa parte dell'ambito territoriale. Pertanto, la domanda è: noi, con un milione di euro, siamo in grado di risolvere le sorti dello spopolamento, dell'arretratezza, delle difficoltà strutturali di tante aree interne e di tanti o tantissimi minuscoli comuni? No. Bisognerebbe invertire la logica di intervento territoriale e bisognerebbe invertire la logica che prevede sempre più uno spostamento - ormai da quasi vent'anni - di risorse verso lo spazio urbano. Certo, la città e innovazione, è contaminazione, ma la città inizia a diventare anche e sempre più sovraffollamento e quindi, di rimando, nascono tante periferie concentriche attorno allo spazio urbano che poi creano ulteriore marginalità. Quindi, noi abbiamo, da un lato, la marginalità delle aree interne e, dall'altro, una nuova marginalità che viene a nascere con l'espansione progressiva delle città.
Arriviamo alla questione di un'altra marginalità: Lampedusa e Linosa. In questo caso, voi cosa fate? Prevedete un piano di intervento da 45 milioni - bene - e nella premessa partite da un assunto che è abbastanza risibile e, cioè, che le condizioni strutturali di difficoltà di Linosa e di Lampedusa sono date dal flusso migratorio. Probabilmente, vi siete persi due secoli di storia del Mezzogiorno d'Italia. Probabilmente, ve li siete persi, però, va bene, ne prendiamo atto. Quando, però, si va a leggere l'articolato e quali sono gli interventi che voi immaginate di fare, sostanzialmente, si evince che voi state finalmente dando consecutio logica alle parole del Ministro Piantedosi che, all'indomani della tragedia di Cutro, disse: dichiariamo l'emergenza migratoria. Giustamente, le persone distratte immaginavano che per effetto dell'emergenza migratoria noi fossimo invasi, perché questa è la narrazione. Segnalo, Presidente, giusto per inciso, il fatto che praticamente sono presenti quasi tutti i gruppi parlamentari, tranne quello della Lega, questo proprio a testimonianza di quanta attenzione ci sia, e lo dico alle tante meridionali e meridionali che si ostinano. Lo faccio presente per lo stenografico. Che cosa accade? Piantedosi, Ministro della Lega, dichiara l'emergenza migratoria ma non è l'emergenza migratoria perché se facciamo l'analisi degli ultimi 5 o 6 anni, grosso modo, come un trend, le cifre si equivalgono: salgono e scendono, salgono e scendono, ma restano nella media. Dove sta la difficoltà concettuale? Che l'emergenza non è dichiarata al fenomeno, l'emergenza è dichiarata ai fini burocratici e voi con questo provvedimento lo mettete nero su bianco. Piazzate 45 milioni per Lampedusa e Linosa e poi che cosa dite? Bene, noi adesso - lo dico ai lampedusani, che forse non lo sanno perché non gliel'avete detto - faremo altri hot spot, faremo altri centri, faremo altre costruzioni, stiperemo ancora di più le persone a Lampedusa. Peccato che tutta Italia e tutta Europa abbiano assistito alla capacità e all'efficienza di questo Governo quando, in vista della visita di Ursula von der Leyen, in 36 ore è stato in grado di spostare 5.000 persone. Allora la domanda è: se siete stati in grado di spostarle in 36 ore 5.000 persone, non si capisce perché non si possa mettere a terra un sistema di ricollocamento nello spazio territoriale italiano. Il secondo punto, ancora peggiore, si innesta nella atavica storia del Mezzogiorno d'Italia, perché poi i fili si legano.
Prevedete interventi e che cosa scrivete? Giustamente, perché emergenza migratoria? Perché l'emergenza migratoria, convertita in emergenza burocratica, significa gestione diretta di appalti, subappalti e affidamenti diretti. E voi lo scrivete pure, perché, con riguardo a tutti gli interventi che vanno fatti in queste isole - che sono territori da preservare o quantomeno vi è la speranza di preservarle -, che cosa fate? In barba ad ogni misura di tutela paesaggistica abbassate i livelli di controllo, i livelli di concessione, i livelli di permesso e lo fate con la VIncA, con la VIA, con la VAS, con tutto, l'importante è che si possa immediatamente spendere e investire soldi in quei territori. E la racconterete così, com'è stata raccontata per decenni a tante popolazioni in Sardegna o a Taranto, vale a dire che era necessario sacrificare un pezzo di territorio perché quel sacrificio avrebbe prodotto pane e dignità per combattere la miseria. Alla fine il territorio è stato compromesso, la miseria è ritornata e la dignità è evaporata.
Voi continuate con il vecchio e stanco refrain a fare sempre la stessa operazione. Sarei poi curioso di analizzare e leggere, da qui a qualche mese o qualche anno, chi poi interverrà e farà quelle opere infrastrutturali o quegli interventi su quelle aree, a quale latitudine ha ubicato la propria azienda.
Terzo punto, smaltimento. Almeno qui avete dato ascolto all'opposizione: era una proposta nata dal Movimento 5 Stelle e da noi sostenuta e sottoscritta, ovvero quella dello smaltimento, fino a un milione di euro, con affidamento diretto, ciò per smaltire in rapidità e per non sottostare alle lungaggini burocratiche. Da questo punto di vista devo riconoscere a pezzi della maggioranza, ivi compresa la rappresentante del Governo, che in Commissione hanno avuto la lucidità e il buonsenso di fermare il pallone e ragionare e si è trovata una soluzione.
Chiudo, Presidente, con l'ultimo punto. Eccoci qui, ci siamo arrivati: perché lo definisci marginalità? Mezzogiorno, aree interne, immigrazione: stiamo parlando dello scibile umano ma, giustamente, bisogna inserire due articoli, l'articolo 20 e l'articolo 21 che si occupano in modo specifico di immigrazione. Con l'articolo 20 estendiamo il limite massimo di permanenza nei Centri per il rimpatrio, i cosiddetti CPR, fino a 18 mesi. La questione è: io non è che mi preoccupo di capire come cerco di affrontare il problema, no, io scrivo e dichiaro che ho bisogno di altri 12 mesi perché non sono in grado di affrontare e gestire il fenomeno. È come dire implicitamente: voi ci avete votato perché abbiamo detto che eravamo pronti, poi abbiamo scoperto che non siamo pronti e abbiamo bisogno di altri 12 mesi. Allora tu prendi questi esseri umani li metti lì, li butti là dentro, li tieni per 18 mesi e poi, al diciottesimo mese e un giorno, quando escono, ti poni la domanda perché questi sono arrabbiati. Questo è quello che accade in questo Paese, soprattutto in un momento così delicato e nonostante noi abbiamo le risorse.
Allora, Presidente, bisogna dire una parola di verità in quest'Aula: l'Italia non è lasciata sola dall'Europa sulle questioni migratorie, perché con il Trattato di Dublino, si affida un ruolo e risorse al nostro Paese. Non si discute mai delle risorse, fateci caso, l'Europa ci ha lasciati soli, ma nessuno dice che l'Europa ci deve dare più soldi, come mai? Perché il problema sta da un'altra parte.
Il problema non sono le risorse che mancano, ma la non capacità di saperle gestire o, meglio, voi in questo provvedimento lo dite chiaramente, voi prendete quei soldi per affidare appalti per costruire altri CPR infischiandovene dell'integrazione, dell'accoglienza. Non c'è una riga, Presidente, sui minori non accompagnati: noi abbiamo 6.000 posti disponibili in questo Paese per i minori non accompagnati, ma ce ne sono 23.000 e degli altri 17.000 chi se ne fa carico? Gli enti locali, i comuni che ogni volta debbono stare lì a piatire, elemosinare, risorse che non ci sono. Allora non potevamo spostare le risorse lì, non potevamo dare un segno diverso, di inversione di rotta, non potevate dimostrare attraverso questi interventi di essere pronti? Presidente - lo dico con la consapevolezza di molte e molti in quest'Aula, emersa soprattutto durante i lavori di Commissione, che più di me molti colleghi e colleghe hanno fatto - diciamocela una seconda parola di verità: del Mezzogiorno non frega niente a nessuno. Mi scusi la citazione aulica francese. Tranne i meridionali non se ne occupa nessuno, nessuno, né in presenza, né in Commissione, niente, perché i soldi non stanno lì e se qualcuno se ne occupa, sempre nel filone della storia italiana, è perché allora ci sono delle risorse e possiamo fare degli affari. Ed è emblematica l'assenza di un partito di governo dell'importanza della Lega; è emblematica. Va bene che avete le vostre difficoltà politiche, che ormai sanno anche le pietre e mi fermo, però è mai possibile che un tema di tale importanza debba essere lasciato così? Per giunta ci piazzate dentro un'amara verità, ovvero il fatto che voi i problemi o non sapete come affrontarli - è un'ipotesi -, o non li volete affrontare per insipienza, ma non credo, ma in realtà li state affrontando per far cassa, questa è la verità. Perché sui fondi strutturali, sui fondi che devono arrivare cincischiate, accentrate tutto, tant'è che Palazzo Chigi è una grande cabina. Io sono curioso di sapere, Presidente, come fa colazione il Ministro Fitto la mattina. Dopo la kryptonite, non lo so, ditecelo, per imparare, perché uno ha un'ambizione per il futuro, per imparare come si fa ad essere il Ministro Fitto: io da grande voglio fare il Ministro Fitto.
A parte le battute, e chiudo per davvero, avete perso l'ennesima occasione, questa è la verità; avete perso l'ennesima occasione, potevate intervenire e non l'avete fatto e insieme a questo provvedimento porterete all'approvazione, in prima lettura al Senato, l'autonomia differenziata perché il partito, che oggi è assente, lo dovrà poter brandire in campagna elettorale. Inoltre, con la mano destra tagliate anche la percentuale di merito e di vantaggio per gli impatriati, per il rientro dei cervelli nel Mezzogiorno, perché quelli lì debbono esser trattati alla pari di quelli che rientrano nel resto del Paese con indicatori e standard economici completamente diversi. Se questo è l'esser pronti, se questa è la traiettoria, se questo è l'orizzonte e il futuro che volete assegnare alle sorti del Mezzogiorno d'Italia, allora complimenti, complimenti, poi, probabilmente, come spesso capita, si troveranno delle pezze, si troveranno delle narrazioni e felicemente saremo tutti presi mano per la mano, io e lei in primis, Presidente, e attraverseremo il ponte sullo Stretto e avremo risolto i problemi del Mezzogiorno d'Italia e di questo Paese.